Quello degli ustascia.
(Premetto che con questa risposta non intendo screditare la Croazia, visto che sono cose successe oltre 70 anni fa: sono semplicemente fatti storici accertati che riporto nella speranza che orrori del genere non accadano più e che si possa imparare dagli errori commessi in passato).
Nonostante anche il Giappone non scherzasse in fatto di crudeltà , credo che gli ustascia croati "meritino" una menzione. Quando nel 1941 la Germania invase la Jugoslavia, la Croazia diventò un protettorato dell'Asse e inviò anche truppe in Unione Sovietica: nella Jugoslavia occupata, intanto, gli ustascia cominciarono una spietata guerra contro i partigiani di Tito e contro i cetnici. La crudeltà degli ustascia fu tale sa inorridire persino le SS naziste. Questo movimento nazionalista croato condusse con fervore lo sterminio di ebrei, serbi e zingari: le SS rimasero scioccate non dalla morte di quelle etnie, ma dal modo in cui venivano uccise.
"Secondo testimonianze di soldati tedeschi e di civili, nelle ultime settimane gli ustascia sarebbero letteralmente impazziti." (riportato da Edmund Glaise-Horstenau , generale della Wehrmacht)
Un soldato ustascia avrebbe detto ad un ufficiale nazista: "Noi siamo più efficienti di voi: voi sparate, mentre noi usiamo spade, fuoco e calce viva."
"L'incremento delle attività di bande [di ribelli] è causato principalmente dalle atrocità commesse dagli ustascia nei confronti della popolazione ortodossa, non soltanto contro uomini in età da coscrizione, ma soprattutto contro anziani, donne e bambini. Il numero di ortodossi massacrati o torturati fino alla morte si avvicina alle 300.000 unità ." (rapporto della Gestapo inviato a Heinrich Himmler)
Un ustascia, sorridente, mostra una testa. Una delle esecuzioni preferite dagli ustascia consisteva nel tagliare la gola ai prigionieri con coltelli portati sempre appresso usati soltanto per quello scopo, i srbosjek.
Gli ustascia sotterravano le persone ancora vive; le bruciavano vive; crocifissero pope serbi alle porte delle chiese. In un villaggio sotterrarono un pope fino alla cintola e poi si misero a danzargli attorno ferendolo di quando in quando con le loro spade.
"Le nostre truppe sono costrette a rimanere impotenti di fronte a tali orrori, cosa che non dà assolutamente prova della nostra buona reputazione. Spesso mi viene ripetuto che l'occupazione tedesca potrebbe finalmente porre termine ai crimini degli ustascia: e potrebbe davvero funzionare. Ma con le forze attuali è impossibile. Interventi mirati per casi specifici farebbero soltanto passare l'esercito tedesco come responsabile di crimini che in passato non poteva prevenire." (lettera di Edmund Glaise-Horstenau, generale della Wehrmacht, indirizzata all'OKW)
Gli ustascia preferivano affidarsi a coltelli e mazze più che ai proiettili.
Gli ustascia gestirono anche un campo di concentramento, il cui nome divenne sinonimo di orrore: il campo di concentramento di Jasenovac, dove oltre 100.000 persone trovarono la morte. I prigionieri venivano sepolti vivi, fatti a pezzi a spadate o da colpi di mazza, o fatti morire d'inedia; i più "fortunati", invece, trovavano una morte relativamente rapida nelle camere a gas. Il campo, chiamato anche Auschwitz dei Balcani, venne costruito nel 1941 alla confluenza di due fiumi, la Sava e l'Una.
"Secondo Jaša Almuli, rappresentante della comunità ebrea serba, il campo di Jasenovac era anche peggio di quelli nazisti, perfino di Auschwitz. Nella tarda estate del 1942 decine di migliaia di serbi furono deportati dall'area intorno al Kozara, in Bosnia, dove le forze armate croate stavano combattendo contro i partigiani: la maggior parte degli uomini venne uccisa al campo, mentre le donne vennero mandate ai campi di lavoro in Germania. I bambini venivano uccisi o mandati in orfanotrofi cattolici, e non se ne seppe più nulla. La notte del 29 agosto 1942 le guardie del campo fecero una scommessa su chi potesse uccidere più prigionieri possibile: una di esse, Petar Brzica, ne sgozzò 1.360. Alcuni dei partecipanti a questa macabra gara, in seguito, confessarono altri dettagli sull'omicidio di massa: tra questi Ante Zrinušić-Sipka, che uccise 600 prigionieri, e Mile Friganović, che ne uccise 1.100. Friganović raccontò le torture riservate ad un uomo, Vukasin Mandrapa: provò a costringere l'anziano a benedire Ante Pavelić, ma il prigioniero si rifiutò, anche dopo che il suo aguzzino gli tagliò entrambe le orecchie e il naso. Alla fine Friganović cavò gli occhi all'uomo, gli strappo dal petto il cuore e gli tagliò la gola. L'intera vicenda fu testimoniata dal Dr Nikolić." (Da Wikipedia, campo di concentramento di Jasenovac)
Questo coltellino, chiamato srbosjek (tagliaserbo), era l'arma preferita degli ustascia, che se lo legavano alla mano e ci sgozzavano i prigionieri di Jasenovac.
Scultura eretta in memoria alle vittime di Jasenovac, posta nell'area in cui sorgeva il campo.
I morti venivano cremati in grandi fosse comuni, e non era insolito che venisse bruciato anche qualcuno ancora vivo. Le prime cremazioni vennero eseguite in un'ex fabbrica di mattoni, da cui le urla degli sfortunati arsi vivi potevano essere udite in tutto il campo. Altri cadaveri, invece, venivano sotterrati, e anche in questo caso c'era chi veniva sotterrato vivo. Gli ustascia non si presero nemmeno la briga di erigere un vero e proprio patibolo per le loro macabre esecuzioni, che tra l'altro avvenivano un po' ovunque nel campo: veniva usata soltanto una gru.
"Granik era un pontile in cui venivano scaricati beni e altra merce dalle barche della Sava. Nell'inverno 1943–44 moltissimi lavoratori agricoli stagionali diventarono disoccupati; in più, il costante arrivo di prigionieri e l'ovvia sconfitta futura dell'Asse crearono una grande necessità di fare piazza pulita. Vjekoslav "Maks" Luburić, quindi, tramutò la gru del campo a mo' di patibolo, da cui poi gettare i cadaveri direttamente nel fiume. In autunno, inoltre, il comandante stesso del movimento ustascia si recò personalmente nel luogo del delitto per almeno una ventina di giorni, e con sé portava una lista coi nomi dei prigionieri incarcerati in un magazzino dismesso. Questi ultimi, poi, venivano denudati, incatenati, percossi e trasportati al Granik; successivamente venivano issati alla gru da una corda legata alle braccia (a cui venivano aggiunti dei pesi), venivano eviscerati e sgozzati, e infine gettati in acqua con un forte colpo in testa. Il metodo col tempo venne reso più efficiente: i prigionieri ora venivano accoppiati e, schiena contro schiena, venivano eviscerati prima di essere gettati nel fiume ancora vivi e agonizzanti." (Da Wikipedia, campo di concentramento di Jasenovac)
Nelle vicinanze dei villaggi di Donja Gradina e di UÅ¡tica, gli ustascia si servirono anche di aree delimitate da filo spinato in cui commettere i loro massacri e nascondere tutto in fosse comuni. Le vittime venivano sgozzate o veniva loro fracassato il cranio a colpi di mazza.
Al campo, i rom non venivano mandati in una sezione specifica, ma erano lasciato all'aria aperta nel settore III-C. Da qui, poi, venivano trasferiti a Gradina per essere eliminati, non prima però di essere destinati ai lavori forzati: gli uomini risistemavano gli argini dei fiumi, le donne lavoravano nei campi. In pratica, Gradina divenne una grande fossa comune per zingari; alcuni di questi, inoltre, venivano obbligati a fare da becchini, partecipando quindi ai massacri della loro stessa gente. Col passare del tempo il sito di Gravina diventò il principale luogo d'esecuzione e di sepoltura dei prigionieri del campo; le fosse comuni di Uštica e di Draksenić furono invece meno utilizzate. (Da Wikipedia, campo di concentramento di Jasenovac)
Un buon ustascia -come disse Ante Pavelić alle sue truppe- usa il suo coltello per togliere un bambino dal grembo di sua madre. Le vittime nell'immagine sono morte di fame.
"Mlaka and Jablanac erano due siti adibiti a campi di lavoro e di concentramento per donne e bambini che facevano parte dei campi III e V, e anche come luogo d'esecuzione per donne, bambini e altre etnie, che venivano eliminate sulle rive della Sava."
"Secondo una commissione statale croata, nell'inverno tra il 1941 e il 1942 a Velika Kustarica vennero uccise almeno 50.000 persone, e ci sono prove che indicano che altri massacri furono compiuti più avanti nel luogo." (Da Wikipedia, campo di concentramento di Jasenovac)
Gli ustascia andavano fieri degli orrori perpetrati, tanto che alcuni di loro indossavano collane composte da lingue e occhi asportati a vittime ancora vive.
Vjekoslav Luburić, ufficiale ustascia, si prepara ad assassinare un prigioniero
“La ricetta per la Croazia sognata da Ante Pavelić (leader degli ustascia e presidente dello Stato Indipendente di Croazia, oltre che Poglavnik) prevedeva un genocidio dalle sfumature religiose: un terzo della popolazione doveva convertirsi al cattolicesimo, l'altro terzo doveva abbandonare il Paese e il restante terzo doveva semplicemente morire. L'ultimo punto fu purtroppo completato. I leader ustascia si vantavano di aver massacrato un milione di serbi (inclusi neonati, bambini, donne e anziani), ma sembra un'esagerazione: in base ai documenti in mio possesso, credo che il numero esatto si avvicini ai tre quarti di milione." (Hermann Neubacher, diplomatico della Germania nazista)
“Una tortura tanto preconcetta e disumana e un tale massacro non si sono mai viste nella storia. Gli ustascia presero a modello i metodi nazisti, ma eseguirono gli ordini con molta più consapevolezza, e lo fecero con un unico scopo: sterminare il più alto numero possibile tra la nostra gente, e crearsi uno spazio vitale più esteso possibile. L'assoluta sudditanza degli ustascia verso i nazisti, l'edificazione del campo, l'esecuzione dei cosiddetti infedeli, la brutale implementazione delle teorie razziste di Hitler, la deportazione e lo sterminio delle etnie ritenute impure, le torture e le atrocità commesse, la costruzione di forni crematori (come quello di Picilli) e la cremazione delle vittime: tutto ciò dimostra che Jasenovac e i crimini lì commessi erano ispirati da idee naziste, oltre che da un ordine di Hitler attuato dagli ustascia. Di conseguenza, la responsabilità dei crimini di Jasenovac è sia dei nazisti che degli ustascia." (dichiarazione della Commissione statale croata per l'Investigazione dei Crimini delle Forze d'Occupazione e dei Collaborazionisti)
Ante Pavelić, leader degli ustascia e presidente della Croazia durante la Seconda guerra mondiale. A guerra finita fuggì in Sud America; poi si spostò in Spagna, dove morì nel 1959 a 70 anni dopo essere sopravvissuto a diversi attentati.