Il film, ispirato alla storia vera di Christiane Felscherinow, è ambientato tra il 1975 e il 1977; la sceneggiatura è tratta dal quasi omonimo libro e contribuì alla fama della storia di Christiane, rendendo nota nel mondo occidentale la piaga della tossicodipendenza giovanile.

Wir, Kinder Von Bahnhof Zoo

CHRISTIANE F.: NOI
DELLO ZOO DI BERLINO

La dannazione della Droga sui giovani tedeschi degli anni '70.
La morte dentro, nella vita di un'adolescente della Berlino Ovest dove l'eroina era forse la droga maggiormente usata dai giovani.
COME BELVE IN GABBIA NELLO ZOO, I GIOVANI DROGATI, NELLE EPICHE SCENE DEL FILM, SI AGGIRANO IN CERCA DI UNA VIA DI FUGA CHE PERO' NON ESISTE........
MALEDETTA DROGA................................................................

Christiane Vera Felscherinow ha 60 anni, e da 20 anni vive a Berlino. Una vita riservata la sua, eppure non passa giorno senza che qualcuno le chieda: “Tu sei Christiane F., vero?”. Perché per molti lei è stata un mito, un personaggio la cui vita ai limiti ha esercitato una forte attrazione su generazioni di ragazzi, non solo tedeschi. Sono trascorsi poco meno di 40 anni da quando l’adolescente Christiane F. si invischiava in un circolo vizioso fatto di droga, criminalità e prostituzione. Non che lei fosse l’unica a bucarsi, a procurarsi l’eroina facendo delle marchette: ma certo solamente lei è diventata la protagonista di un libro da più di 4 milioni di copie vendute e di un film celeberrimo. E oggi? Dopo una vita girovaga tra Germania, Svizzera, Grecia e il carcere, una carriera musicale mai decollata, un figlio avuto nel 1996, e una lotta con la droga che va avanti praticamente da sempre, Christiane convive dignitosamente con una forma cronica di epatite e con il dolore per il figlio che le è stato portato via ma con il quale è comunque riuscita a costruire un rapporto. Una vita solitaria e dimessa che nulla può lasciare al superfluo perché il denaro scarseggia, un presente in continuo conflitto con il suo passato da “star del buco”…

Se avete letto Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, non potete non leggere La mia seconda vita. Dubito infatti che non vi siate mai chiesti come fosse andata a finire, che non abbiate sperato che Christiane F. trovasse pace e vincesse le sue dipendenze una volta per tutte. C’è molta consapevolezza in questo racconto autobiografico, scritto con il supporto dalla giornalista Sonja Vukovic, che ci aiuta a comprendere meglio il perché di certe scelte, di certi incontri e di certi vissuti di Christiane. Perché si è voluta raccontare, lei che da anni è preda ambita dei media dai quali cerca di tenersi alla larga dopo che, nel 2008, esibirono senza remora alcuna il suo dolore per la perdita della custodia del figlio? “Perché i media hanno pubblicato ovunque storie su di me – risponde – ma il loro interesse era rivolto solo a capire se fossi ancora una tossicodipendente o no. Io volevo dire: Salve, ho 60 anni, sono una madre, sono ancora viva e non sono più Christiane F. ma la Sig.ra Felscherinow e ho fatto un ottimo lavoro con mio figlio”.

DUNQUE:

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è il lungo racconto nato dalle deposizioni della giovane Christiane F. (al secolo Christiane Felscherinow), all’epoca minorenne e coinvolta in un processo che si è svolto a Berlino nel 1978. L’imputato è un uomo colpevole di aver scambiato dosi di eroina per ricevere favori sessuali e Christiane partecipa alle udienze sia come testimone che come imputata, ma la condanna con cui si conclude il processo non viene mai eseguita.
Christiane risulta l’autrice del libro, in quanto voce narrante della vicenda e delle complesse riflessioni sociali ad essa sottese, ma il testo è frutto del lavoro di due giornalisti del settimanale tedesco Stern, che hanno trasformato due mesi di interviste prima in una serie di articoli e quindi nel testo che tutti conosciamo. Christiane racconta dunque in prima persona nelle densissime pagine del libro la sua storia personale, dall’inizio della tossicodipendenza, alla necessità di prostituirsi per garantirsi la possibilità di un consumo costante di eroina, ai numerosi tentativi di disintossicarsi a cui, aiutata anche dalla famiglia, si è dovuta sottoporre.
La stazione di Berlino che dà titolo al libro, Bahnhof Zoo, è il luogo dove si radunano i giovanissimi tossicodipendenti della capitale tedesca, in quegli anni falcidiata, come altre città europee, da un vastissimo consumo di eroina.
Nel 2014 viene pubblicato in Italia il memoir Christiane F., La mia seconda vita, in cui, ormai cinquantenne, Christiane ripercorre la sua vita, segnata per sempre dalla dipendenza e da una serie di gravi disturbi fisici ad essa correlati.