ESSI VIVONO

Per parlare di Essi Vivono, occorre naturalmente riflettere sulle motivazioni e le intenzioni artistiche che portarono il grande regista John Carpenter ad imbarcarsi in questa sorta di mix tra fantascienza, action, horror e commedia grottesca. Un bel minestrone, dentro cui il regista de La Cosa parlò senza mezzi termini di tutto ciò che egli non sopportava come tanti altri cineasti dell'America in cui viveva. Nessun altro film di quel periodo infatti è stato capace di porsi come critica dell'America reaganiana, che dominava anche mediaticamente la società di quegli anni. Carpenter si connette anche a Lovecraft, al suo L'Orrore di Dunwich e di fatto chiarisce le sue intenzioni: vuole parlarci di un orrore nascosto, di una mostruosità. Quella mostruosità prende vita lentamente, fino a convogliare in una sorta di epifania complottista, con cui distruggere il mito dell'America ottimista, yuppie e individualista di quel decennio contraddittorio. Ronald Reagan è arrivato alla Casa Bianca portando il suo charme e il suo carisma al servizio di un'ideologia neo-liberista che fa a pezzi welfare, diritti, minoranze, persegue l'inasprimento della Guerra Fredda, elogia machismo, militarismo e soprattutto il mito del successo. Gli yuppies sono ovunque anche in Essi Vivono, sono il volto preferito dietro cui si nascondono gli alieni che l'operaio John Nada (Roddy Piper) scopre dominare la società in ogni sua parte fondamentale. Un paio di occhiali speciali sono il mezzo attraverso il quale John vede ciò che gli altri non vedono, neppure il suo amico Frank Armitage (Keith David).