IL GLADIATORE
&   L'IMPERATORE COMMODO

IL GLADIATORE: UN BELLISSIMO FILM AMBIENTATO NELLA ROMA IMPERIALE DELL'IMPERATORE COMMODO, FIGLIO DEL DEFUNTO MARCO AURELIO.
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Il generale romano Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del Nord, ha condotto ancora una volta i suoi legionari alla vittoria, ed ora spera di poter tornare alla sua famiglia. Ma il sovrano Marco Aurelio, oramai vecchio e stanco, gli chiede di assumere il comando dell'impero dopo la sua morte.......Ma la mano omicida del figlio di Marco Aurelio, Commodo, metterà fine ai propositi di Massimo Meridio.

Guarda le epiche scene della ultima battaglia dell'Imperatore Marco Aurelio in terra Germanica, tratte dal film IL GLADIATORE.

VERITA' E FALSITA' STORICHE NEL FILM: IL GLADIATORE

 

Ma chi era, in realtà, l'imperatore Commodo?

Commodo: il principe gladiatore

 

“Che il ricordo dell’assassino e del gladiatore sia cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell’assassino e del gladiatore siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell’osceno gladiatore sia completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell’ossario. Ascolta o Cesare: lascia che l’omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostri padri, lascia che l’assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più feroce di Domiziano, più turpe di Nerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia fatto a lui stesso.”

 Queste sono alcune delle parole dedicate a Commodo nella Historia Augusta: un giudizio feroce che rivela quanto già gli antichi avessero riservato una pessima lettura all’operato del giovane imperatore. Ma andiamo con ordine.

   

Chi era Commodo?


Figlio dell’imperatore filosofo Marco Aurelio e Faustina Minore, Commodo nacque a Lanuvio nel 161 d.C. Se nell’aspetto somigliava al padre, con capelli biondi e ricci, di certo l’indole era molto diversa, tanto che numerose furono le malelingue che si sparsero fin dall’inizio, come quella che lo voleva nato da una relazione tra la madre e un gladiatore. Fu anche ritenuto colpevole da fanciullo di aver ordinato di gettare nel forno un servo reo di aver riscaldato troppo l’acqua del suo bagno!

 Ricevette inoltre una buona istruzione da “un’abbondanza di buoni maestri” e certamente fu indirizzato al ruolo di comando dal padre che, oltre a volerlo con sé sul campo di battaglia, gli conferì il rango di imperator, e nel 177 d.C., il titolo di Augusto, attribuendo al figlio la sua stessa posizione, condividendone il potere. Ma l’affiancamento non fu lungo a sufficienza poiché Marco Aurelio morì lontano da Roma nel 180 d.C. e si dice che tra le ultime parole pronunciate ad amici e familiari presenti vi fosse anche la richiesta di guidare il figlio e di consigliarlo al meglio poiché “è difficile, per chi ha il potere, moderarsi e porre un limite alle passioni”, soprattutto per un giovane.

 Ed effettivamente Commodo, alla morte del padre, si trovò al potere a soli 19 anni, troppo pochi forse per doversi occupare di un impero che aveva raggiunto la sua massima espansione territoriale. A questo si deve certamente aggiungere la personale indole caratteriale, non delle più elevate, soprattutto se paragonate al grande spessore paterno. Commodo dunque, per rientrare a Roma il prima possibile, concluse frettolosamente la pace con i Marcomanni e i Quadi, contro i quali aveva intensamente combattuto lo stesso Marco Aurelio.

 

  

Commodo imperatore


Iniziò ad esercitare il proprio potere in maniera assai dispotica, infierendo contro l’aristocrazia senatoria e rompendo così un equilibrio politico che aveva avuto tanto successo nell’era degli Antonini. Anche in campo religioso osò forzare la tradizione, assumendo nome e attributi di divinità: si disse figlio di Giove e si identificò con Ercole, tanto da decidere di farsi così ritrarre, con tanto di pelle di leone sulle spalle, clava e pomi delle Esperidi tra le mani!

 Circondato da cortigiani corrotti, organizzava a palazzo feste e ricevimenti orgiastici a tema, dedicandosi appassionatamente al suo hobby preferito: gli spettacoli gladiatori. “Commodo combatté 365 volte durante il regno di suo padre, e successivamente allo stesso modo ottenne tante vittorie gladiatorie sia sconfiggendo sia uccidendo i reziari, da arrivare a toccare le mille.” Naturalmente nessuno poteva batterlo.

 Cassio Dione racconta perfino che un giorno Commodo in uno dei suoi spettacoli abbia ucciso uno struzzo e si sia avvicinato al palco in cui erano seduti i senatori, tenendo nella mano alzata la testa mozzata dell’animale e nell’altra la spada sanguinante, lasciando così presagire che quella sarebbe stata la sorte a loro riservata. E’ facile intuire come il suo regno non sarebbe divenuto lungo e prosperoso.

 

 Le congiure e la morte


La prima congiura sventata fu tramata nel 182 d.C. da un gruppo di membri della famiglia imperiale riuniti intorno alla sorella Lucilla e la punizione fu esemplare: il nipote Quintiliano e l’ex console Marco Numidio Quadrato furono condannati a morte, Lucilla, sua figlia e la moglie dell’ex console furono invece esiliate a Capri, facendole però uccidere l’anno dopo.

 Con il passare degli anni, continuò a crescere il malcontento che portò all’organizzazione dell’ennesima congiura, quella fatale. Ironia della sorte, Commodo fu strangolato da Narciso, il gladiatore con cui era solito allenarsi, dopo un primo tentativo di avvelenamento. La congiura era stata organizzata da Marcia, concubina dell’imperatore, ed da Emilio Leto, prefetto del pretorio. Si racconta che un giorno un ragazzino con cui l’imperatore era solito giocare – da lui ribattezzato Filocommodo – abbia trovato un foglietto di carta che consegnò poi a Marcia, su cui era presente una lista di persone che Commodo intendeva far uccidere. La donna impallidì poiché scorse anche il suo nome. La congiura fu quindi organizzata rapidamente: l’idea era avvelenare il vino destinato a Commodo durante il banchetto, “ma poiché questo non si mostrava efficace, lo fecero strangolare da un atleta con il quale era solito allenarsi”. Era il 31 dicembre 192 d.C.