Commodo: il principe gladiatore
“Che il ricordo dell’assassino e del gladiatore sia
cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell’assassino e del gladiatore
siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell’osceno gladiatore sia
completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell’ossario. Ascolta o Cesare:
lascia che l’omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostri
padri, lascia che l’assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più
feroce di Domiziano, più turpe di Nerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia
fatto a lui stesso.”
Queste sono alcune delle parole dedicate a Commodo nella
Historia Augusta: un giudizio feroce che rivela quanto già gli antichi avessero
riservato una pessima lettura all’operato del giovane imperatore. Ma andiamo
con ordine.
Chi era Commodo?
Figlio dell’imperatore filosofo Marco Aurelio e Faustina
Minore, Commodo nacque a Lanuvio nel 161 d.C. Se nell’aspetto somigliava al
padre, con capelli biondi e ricci, di certo l’indole era molto diversa, tanto
che numerose furono le malelingue che si sparsero fin dall’inizio, come quella
che lo voleva nato da una relazione tra la madre e un gladiatore. Fu anche
ritenuto colpevole da fanciullo di aver ordinato di gettare nel forno un servo
reo di aver riscaldato troppo l’acqua del suo bagno!
Ricevette inoltre una buona istruzione da “un’abbondanza di
buoni maestri” e certamente fu indirizzato al ruolo di comando dal padre che,
oltre a volerlo con sé sul campo di battaglia, gli conferì il rango di
imperator, e nel 177 d.C., il titolo di Augusto, attribuendo al figlio la sua
stessa posizione, condividendone il potere. Ma l’affiancamento non fu lungo a
sufficienza poiché Marco Aurelio morì lontano da Roma nel 180 d.C. e si dice
che tra le ultime parole pronunciate ad amici e familiari presenti vi fosse
anche la richiesta di guidare il figlio e di consigliarlo al meglio poiché “è
difficile, per chi ha il potere, moderarsi e porre un limite alle passioni”,
soprattutto per un giovane.
Ed effettivamente Commodo, alla morte del padre, si trovò al
potere a soli 19 anni, troppo pochi forse per doversi occupare di un impero che
aveva raggiunto la sua massima espansione territoriale. A questo si deve
certamente aggiungere la personale indole caratteriale, non delle più elevate,
soprattutto se paragonate al grande spessore paterno. Commodo dunque, per
rientrare a Roma il prima possibile, concluse frettolosamente la pace con i
Marcomanni e i Quadi, contro i quali aveva intensamente combattuto lo stesso
Marco Aurelio.
Commodo imperatore
Iniziò ad esercitare il proprio potere in maniera assai
dispotica, infierendo contro l’aristocrazia senatoria e rompendo così un
equilibrio politico che aveva avuto tanto successo nell’era degli Antonini.
Anche in campo religioso osò forzare la tradizione, assumendo nome e attributi
di divinità: si disse figlio di Giove e si identificò con Ercole, tanto da
decidere di farsi così ritrarre, con tanto di pelle di leone sulle spalle,
clava e pomi delle Esperidi tra le mani!
Circondato da cortigiani corrotti, organizzava a palazzo
feste e ricevimenti orgiastici a tema, dedicandosi appassionatamente al suo
hobby preferito: gli spettacoli gladiatori. “Commodo combatté 365 volte durante
il regno di suo padre, e successivamente allo stesso modo ottenne tante
vittorie gladiatorie sia sconfiggendo sia uccidendo i reziari, da arrivare a
toccare le mille.” Naturalmente nessuno poteva batterlo.
Cassio Dione racconta perfino che un giorno Commodo in uno
dei suoi spettacoli abbia ucciso uno struzzo e si sia avvicinato al palco in
cui erano seduti i senatori, tenendo nella mano alzata la testa mozzata
dell’animale e nell’altra la spada sanguinante, lasciando così presagire che
quella sarebbe stata la sorte a loro riservata. E’ facile intuire come il suo
regno non sarebbe divenuto lungo e prosperoso.
Le congiure e la morte
La prima congiura sventata fu tramata nel 182 d.C. da un
gruppo di membri della famiglia imperiale riuniti intorno alla sorella Lucilla
e la punizione fu esemplare: il nipote Quintiliano e l’ex console Marco Numidio
Quadrato furono condannati a morte, Lucilla, sua figlia e la moglie dell’ex
console furono invece esiliate a Capri, facendole però uccidere l’anno dopo.
Con il passare degli anni, continuò a crescere il
malcontento che portò all’organizzazione dell’ennesima congiura, quella fatale.
Ironia della sorte, Commodo fu strangolato da Narciso, il gladiatore con cui
era solito allenarsi, dopo un primo tentativo di avvelenamento. La congiura era
stata organizzata da Marcia, concubina dell’imperatore, ed da Emilio Leto,
prefetto del pretorio. Si racconta che un giorno un ragazzino con cui
l’imperatore era solito giocare – da lui ribattezzato Filocommodo – abbia trovato
un foglietto di carta che consegnò poi a Marcia, su cui era presente una lista
di persone che Commodo intendeva far uccidere. La donna impallidì poiché scorse
anche il suo nome. La congiura fu quindi organizzata rapidamente: l’idea era
avvelenare il vino destinato a Commodo durante il banchetto, “ma poiché questo
non si mostrava efficace, lo fecero strangolare da un atleta con il quale era
solito allenarsi”. Era il 31 dicembre 192 d.C.