L’interrogativo è: riusciranno ad alimentarsi anche quelli che sono all’ultimo livello, o prima di loro le persone avranno mangiato più di quanto necessitano per sopravvivere? Le cose si complicano perché una volta al mese i detenuti vengono cambiati di livello, il che significa che quelli erano in basso potranno risalire e capitare lì dove il cibo arriva prima, diversamente chi era in alto potrebbe sperimentare la fame. Quale sarà la conseguenza di questa oscillazione?
Il buco è un esemplare esperimento sociale
Scritto da David Desola e Pedro Rivero, Il Buco ha come punto di vista quello di Goreng (Iván Massagué) un uomo che in autonomia ha deciso di richiudersi all’interno della prigione, gestita da quella che viene chiamata come l’amministrazione, per ottenere un attestato di permanenza definitivo. Il primo giorno in cella conosce il suo compagno, Trimigasi (Zorion Eguileor), un uomo finito dentro per un crimine commesso involontariamente. Il primo mese di detenzione trascorre tranquillo perché i due personaggi sono al livello 48, ma le cose prendono una svolta drastica quando per il secondo mese vengono spostati al Livello 171, dove il cibo inizia a scarseggiare. Da qui parte una delle grandi simbologie del film che si basa sull’espressione plautina Homo Homini Lupus per cui l’uomo in natura si trasforma in bestia. Da qui si capisce perché il film esaspera il concetto di fame e di povertà , inscenando una lotta tra poveri dove solo l’iniquità è la soluzione, tra omicidi, cannibalismo e soprusi ai danni di chi è inferiore. Tutto per garantire la sopravvivenza.
Il Buco ha un significato rivoluzionario che sa di lotta di classe
Un’altra grande metafora del film riguarda la struttura della prigione: la verticalità del penitenziario evidenzia la denuncia delle gerarchie capitalistiche, fonti di ingiustizia, disuguaglianza e devianza sociale. Tutto ruota intorno a chi ha più potere di altri, chi è ad un livello più alto può decidere le sorti di quelli che sono più in basso. A partire dall’amministrazione che attua questo sadico gioco dove i detenuti si scambiano i ruoli, da ricchi a poveri e viceversa, e sopportano le vessazioni solo per un ricatto morale rappresentato da un attestato permanente (di cui si ignora l’utilità ), senza peraltro cambiare l’ordine delle cose verso la cooperazione e la parità al dirotto di alimentarsi per la sopravvivenza.
Don Chisciotte e il Miracle Blade
Ogni detenuto può portare all’interno del penitenziario un solo oggetto. Goreng porta con sé un libro, già significativo, infatti si tratta del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra, con quel personaggio che lotta contro i mulini a vento per cambiare l’ordine delle cose. Il suo primo compagno di cella, Trimigasi, invece porta con sé un coltello che resiste a tutto, anche alla più dura morale. È ovvio che il libro rappresenta la ragione e l’istruzione, il coltello la forza, la prepotenza e l’istinto. Ed e proprio in questi due oggetti che si traduce la vera lotta al centro del film: far prevalere la ragione sulla forza, verso un’utopia democratica che presto viene smentita dallo stesso protagonista che per far affermare le sue ragioni ha bisogno di diventare a sua volta tiranno. Una bilancia difficile da gestire al cui centro c’è la giustizia.
Il cannibalismo e la fame insaziabile
Siamo fatti di carne ed ossa e per continuare a vivere abbiamo bisogno di cibo. Anche il protagonista dovrà venire a patti suo malgrado con questa verità , che in questo caso fa scontrare la chimica con la morale. L’istinto di sopravvivenza e il cannibalismo portano Goreng ad essere esattamente la rappresentazione del sistema che vuole rompere. Lui stesso diviene un simbolo di un vecchio sistema ed è proprio per questo che deciderà di intraprendere una rivoluzione e sacrificarsi per la causa.
Il Buco è un inferno
Nel film c’è anche un sottotesto dai connotati dantestchi. Con i suoi livelli apparentemente infiniti, ognuno più selvaggio e depravato dell’ultimo, è facile mettere in parallelo il viaggio di Goreng con quello nella Divina Commedia di Dante. Quando incontra Imoguiri (Antonia San Juan), che in precedenza aveva lavorato per l’amministrazione, Goreng crede che ci siano 200 livelli, ma alla conclusione del film ne vengono rivelati 333. Ogni livello ha 2 detenuti così il totale dei prigionieri è 666 (il numero del diavolo). Dall’altro lato invece il livello 0 può essere visto come una sorta di paradiso, luminoso e impeccabile, con una persona che supervisiona la creazione del cibo in un modo quasi simile al demiurgo a Dio.
Il Buco: il dilemma è salire o scendere per la rivoluzione?
Dopo che i ripetuti tentativi di convincere quelli dei piani inferiori a mangiare una razione di cibo che permetta a tutti di alimentarsi, il protagonista è costretto a intervenire con le maniere forti e intimidatorie: se non rispetteranno questo ragionevole diktat allora Goreng contaminerà il cibo. In questo modo il protagonista riesce ad educare alla cooperazione quelli dei livelli inferiori, ma sfortunatamente ai detenuti dei livelli superiori questa teoria non interessa. La possibilità di un cambiamento più drammatico arriva sulla scia della morte di Imoguiri. Ora condividendo una cella con Baharat (Emilio Buale Coka), Goreng si rende conto che salire (come Baharat prova con una corda) non è la risposta piuttosto viaggiare verso il basso è la risposta affinché ai piani superiori arrivi un messaggio ancor più incisivo. Allo stesso modo, hanno la missione di preservare completamente un alimento per renderlo un messaggio per coloro che preparano i pasti.
La panna cotta è il messaggio
Quando finalmente arrivano al livello 333, tuttavia, Goreng e Baharat sono scioccati nel trovare una bambina che vive da sola. Sebbene l’amministrazione avesse mentito sul fatto che nessuno sotto i 16 anni vivesse nella prigione, quando il protagonista incontra la bambina, ha la conferma definitiva che il sistema è rotto. In questo senso la piccola, il cui piatto preferito è la panna cotta, diviene la rappresentazione della speranza per il futuro e dell’innocenza. Il messaggio perfetto per il Livello 0 e l’amministrazione che può far cambiare qualcosa è che la tirannia del buco non ha spezzato lo spirito umano.
Come il cavaliere errante del libro, Goreng serve la comunità piuttosto che se stesso.
Per quanto vorrebbe avventurarsi con la ragazza e quindi essere portatore del messaggio, Goreng sa che non è necessario. La ragazza è sia un simbolo della resilienza umana contro la tirannia e l’innocenza che può sviluppare un cambiamento sano. Gli adulti, come Goreng, vivono nel sistema da troppo tempo e sono stati plasmati dalle sue ingiustizie; possono lottare per un futuro migliore, ma sono stati irrimediabilmente corrotti nel processo. Coloro che sono in cima non sanno rinunciare volontariamente ai loro privilegi ed eccessi, e gli abitanti del fondo sono troppo occupati a sopravvivere per considerare il bene più grande – proteggere i bambini dal peggio che il mondo ha da offrire potrebbe essere il nostro unico percorso in avanti. In un altro parallelo religioso, Goreng è spesso indicato come un messia che si sacrifica affinché moltitudine di peccati che quel buco incarna possa finire.