L’11 dicembre del 1843, ormai 180 anni fa, nacque Robert Koch, medico e microbiologo tedesco, a cui si deve, insieme al collega Louis Pasteur, la nascita nella prima metà del XIX secolo della moderna microbiologia.
Già da tempo, diversi scienziati erano giunti alla conclusione, solo teorica, che le malattie infettive fossero causate da organismi viventi, senza però averne una prova scientifica. Robert Koch fu il primo a fornire la dimostrazione dell’esistenza di una correlazione causa-effetto tra l’azione di un microrganismo patogeno e la comparsa della malattia, attraverso l’identificazione dell’agente responsabile dell’antrace (o carbonchio), il Bacillus anthracis. Scopriamo insieme come ci riuscì.
Per prima cosa, Robert Koch dimostrò che l’inoculazione di sangue di animali affetti dall’antrace in alcuni topi ne causava la morte come conseguenza della comparsa della malattia, avvenimento che invece non si verificava in topi in cui era stato inoculato sangue di animali sani. Non soddisfatto di questa prima intuizione, Koch riuscì a isolare nell’umore acqueo dell’occhio di bovino una coltura pura di bacilli del carbonchio e a studiarne il ciclo vitale, caratterizzato dalla produzione di spore. Osservando la moltiplicazione dei bacilli, Koch dimostrò che questi microrganismi sono capaci di determinare la comparsa della malattia anche in assenza di un contatto con un animale: sono in grado, infatti, di resistere a condizioni di vita per loro sfavorevoli producendo le spore, che quando le condizioni ambientali tornano ad essere favorevoli danno nuovamente origine ai bacilli.
Con questi studi rivoluzionari vennero enunciati quelli che ancora oggi sono conosciuti come i “postulati di Koch”, ovvero le condizioni necessarie per poter affermare con certezza che un microrganismo patogeno sia causa di una malattia. I postulati prevedono che l’agente patogeno sia presente in tutti i casi di malattia, ma assente negli individui sani, e che, una volta isolato, fatto crescere in coltura pura e re-inoculato in un individuo sano, sia in grado di determinare la comparsa di quella specifica malattia.
A Robert Koch si deve anche l’utilizzo dell’agar come agente solidificante per preparare terreni solidi su cui poter isolare i microrganismi in coltura pura. Una innovazione che venne impiegata per isolare anche il vibrione del colera e il bacillo causa della tubercolosi. Gli studi sulla tubercolosi valsero al microbiologo tedesco il premio Nobel per la Medicina nel 1905.
Celebriamo oggi questo grande scienziato che ha dedicato la sua vita allo studio delle malattie infettive e alla microbiologia, introducendo innovazioni che ancora oggi, a distanza di un secolo, sono valide.
Louis Pasteur fu uno dei maggiori studiosi delle fermentazioni e, in particolare, si interessò ai processi di produzione del vino poiché spesso interessato da deterioramenti che avevano gravi ripercussioni sull’economia francese.
La teoria della generazione spontanea, accettata in quegli anni a partire dai tempi di Aristotele, sosteneva la possibile formazione di esseri viventi da materia non vivente, ritenendo quindi possibile che la contaminazione si generasse dal nulla.
Gli studi sulla fermentazione e sulla generazione spontanea permisero a Pasteur di intuire il ruolo dei microrganismi anche nell’origine e nello sviluppo di alcune malattie.