ITALO CALVINO

Le città invisibili

Le città invisibili

Le città invisibili.

Italo Calvino.

Emblema del gioco combinatorio.

Il romanzo Le città invisibili viene pubblicato nel 1972, nel momento in cui Calvino stava sperimentando, ormai da qualche anno, strutturalismo e semiotica, alcuni studiosi chiamano questo periodo dell’autore il periodo “combinatorio”. La letteratura diventa un gioco, come una costruzione che viene eretta e poi distrutta. Nel 1974 Le città invisibili venne  pubblicato anche negli Stati Uniti dove gli venne assegnato il premio Nebula.

È stato tradotto e diffuso praticamente in mezzo mondo, si conoscono traduzioni greche, persiane, russe, inglesi e americane, francesi, spagnole, tedesche, ungheresi e l’elenco è ancora lontano dal termine.  

Trama e struttura.

Il racconto di Marco Polo a Kublai Khan: la descrizione delle città del suo regno. Certo, Le città invisibili non è un testo di fantascienza propriamente detto ma, a seguire il succedersi dei suoi capitoli, non è difficile pensare di trovarsi in un mondo “alieno”. Questa sensazione è resa dall’alterità e dalla diversità sconvolgente che nel romanzo vengono descritte. Marco Polo, l’esploratore veneziano che nel XIII secolo giunse l’estremo oriente attraversando lo sconosciuto mondo delle terre dell’Asia, si trova al cospetto di Kublai Khan, imperatore del regno dei Tartari.

L’imperatore chiede a Marco di raccontargli del suo lungo viaggio e in particolare vuole che gli vengano descritte le città che ha visitato. Marco Polo non si limita ad una descrizione fisica, o esteriore, delle città che incontra (e che nel testo hanno tutte un nome di donna e non il nome reale e storico), ma espone anche un resoconto dettagliato delle città che gli vengono in mente quando vede quelle reali, delle sensazioni e delle emozioni che ogni città, con i suoi profumi, sapori e rumori, suscitano.  

Una nuova esperienza di lettura.

Le città invisibili è suddiviso in capitoli, ognuno dei quali riporta dei paragrafi il cui titolo che può essere ritrovato in qualche altro capitolo del libro. Abbiamo ad esempio il paragrafo “le città e i segni” nel capitolo primo, nel capitolo terzo e quarto. Chi legge può divertirsi a scorrere prima i paragrafi con lo stesso titolo, affrontando quindi una lettura tematica, oppure seguire l’ordine consueto, pagina dopo pagina, finendo col trovarsi davanti un variegato labirinto dove pare che i temi e i soggetti si perdano e si ritrovino in un fantastico groviglio dove il lettore deve ricombinare le parti. Questo fa si che il romanzo non abbia una fine propriamente detta: ogni capitolo, ogni paragrafo, possono essere letti per ultimi e quindi ogni lettore, in base al modo in cui sceglierà di leggere, troverà una fine diversa. Calvino si diverte con i suoi lettori, è un gioco costante leggere i suoi romanzi!

2.Strutturalismo e semiotica: come sono applicati al testo questi studi?

Un puzzle da ricomporre.

Questo gioco combinatorio è proprio il frutto delle ricerche di Calvino sullo strutturalismo e sulla semiotica. Se lo strutturalismo mira a “scomporre” il messaggio comunicativo per analizzarne le parti, Calvino scompone la sua narrazione in tanti piccoli tasselli che vanno poi ricollegati fra loro, e che assumono (e qui vediamo l’influenza della semiotica) un senso sia da soli – possiamo tranquillamente leggere un paragrafo senza sentire la narrazione incompleta – oppure insieme al tutto – leggendo cioè tutto il testo insieme e trovando un senso più ampio a quello espresso solo da un singolo paragrafo.

Insomma, Calvino, considerato lo scrittore della leggerezza e della semplicità, non è certo superficiale: riesce a inserire tutto questo groviglio di studi e di significati a partire da una narrazione quasi fiabesca e infantile.  

3.Temi: il romanzo come un condensato delle idee dell’autore.

Appunti.

Le città invisibili, riassunto dettagliato.

Le tematiche principali del romanzo.

Leggendo Le città invisibili emergono non solo gli interessi dell’autore per semantica e semiotica che in questo momento sono al centro della sua attenzione; è possibile individuare quei temi che sono il filo conduttore di tutta l’opera di Calvino (pure così eterogenea).      

Il caos che caratterizza la realtà: Italo ha sempre avuto un particolare interesse, e una certa ironia, verso la caoticità del mondo. Il reale – possiamo vederlo da noi – è un disordinato insieme di persone, situazioni, problemi che non fanno che spaesare l’individuo. Marco Polo cerca di dare un ordine a questo caotico succedersi di città e scenari diversi cercando di creare un ordine nella sua mente e con la sua fantasia.

Il sogno, la fantasia, le capacità dell’immaginario di figurarsi panorami inesistenti in cui nascondersi o in cui trovare un posto è un altro dei temi strutturanti la sua opera. Le città, come abbiamo anticipato, non sono tutte città reali, molte sono città che Polo immagina a partire da quelle che ha concretamente davanti. Ma sono meno importanti? Sono meno vere? Un viaggio nella città della memoria o della fantasia è valido – se non più bello – quanto un viaggio in un luogo reale.

Scorrendo le pagine troveremo poi i temi più vari: dalla memoria e dalla fantasia si passa facilmente al tema del tempo e della morte ineluttabile.

Tutto questo si riporta ancora in quel groviglio spaventoso che è il mondo in cui viviamo ma dalla riflessione su questo mondo e sulle possibilità che abbiamo di viverci dentro e scamparne emerge una delle sentenze più belle che Calvino abbia scritto.

Al termine de Le città invisibili, infatti, l'autore ci fornisce un consiglio per affrontare questo mondo tremendo e confusionario, e dice:

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.